Buongiorno, sono M. e vorrei raccontare a lei e alle persone che leggono la mia esperienza personale e di vita. Ho sempre pensato di poter affrontare tutto da sola, la vita e i problemi che si presentavano da sola e, per lo meno, fino ai miei 40 anni. Poi all’improvviso tutto è cambiato e ho avuto spesso la sensazione che mi mancasse la terra sotto i piedi, non mi riconoscevo e non mi riconoscevano gli altri. Se posso paragonare  questo cambiamento a qualcosa direi che prima mi sentivo come se vivessi la primavera della mia vita e poi sono passata in pieno inverno. Sono sprofondata in una profonda depressione e mi sentivo in balia delle onde come se non avessi più punti di riferimento, anche le persone che mi volevano bene.

Queste ultime, a modo loro, provavano a darmi sostegno senza alcune risultato. Le mie uniche amiche e amori erano le lacrime, la profonda solitudine e i pensieri negativi che mi affollavano la mente. Pensavo che la mia vita fosse finita perché non trovavo via d’uscita e non avevo alternative. Le relazioni sociali stavano peggiorando e non riuscivo ad andare con una frequenza assidua al lavoro.

Sapevo di non farcela da sola ma allo stesso tempo era difficile chiedere aiuto perché già mi sentivo una fallita e vedevo ancor più fallimento nel chiedere aiuto ad un estraneo tanto più perché sono sempre stata una donna di successo e quindi non potevo “permettermelo”. In due anni la situazione peggiorava progressivamente e toccavo sempre più il fondo di ogni cosa.

Già i miei cari mi avevano consigliato di chiedere aiuto ad un professionista ma per me significava ancor più essere una fallita. Proprio io, una donna di successo?

Un giorno d’estate poi, disperata dal vedere le persone intorno a me gioiose per l’inizio della bella stagione e delle vacanze, ho ricordato la me di un tempo: ragazza in carriera, spensierata, sempre in viaggio in giro per il mondo e ho digitato quel numero che da tempo osservavo, rileggevo e che mi faceva molto paura: il numero di una psicoterapeuta.

Quell’incontro, il primo, ancora me lo ricordo. Da una parte c’ero io con molta rabbia, tristezza e con l’intento di dimostrare che non ero una fallita dall’atra una persona che mi ha accolto, non mi ha giudicato e mi ha ascoltato. Il mio atteggiamento era stato quello di un soldato pronto per combattere ma avevo erroneamente pensato che il mio nemico fosse la dottoressa e non che dovevo combattere contro me stessa e quella depressione che mi aveva cambiato la  vita.

Questo è stato il primo giorno di un’altra vita, un’altra conoscenza che poi mi ha portato a riprendermi quello che avevo lasciato in sospeso. Ripenso spesso alla  mia testardaggine e il mio orgoglio e alla fatica di chiedere aiuto. Attualmente sto bene e guardo il mondo con occhi diversi.