L’adolescenza è un momento di transizione potente e delicato, che spesso mette alla prova l’intera famiglia. I figli cambiano rapidamente, nei modi, nei bisogni, nell’umore. E i genitori, anche i più attenti e presenti, possono sentirsi smarriti, esclusi o sopraffatti.
Ma è proprio in questa fase che i ragazzi hanno più bisogno di un riferimento stabile. Dietro i silenzi, le risposte taglienti o gli sbalzi d’umore, c’è un adolescente che cerca di capire chi è e che ha bisogno di essere visto senza essere invaso.
L’adolescenza come terremoto emotivo
Durante l’adolescenza, il cervello è in pieno “cantiere”: si riorganizza, costruisce nuove connessioni, definisce identità e autonomia. Le emozioni sono spesso travolgenti, il desiderio di libertà si scontra con il bisogno di contenimento, e l’adulto di riferimento diventa, improvvisamente, “ingombrante”.
È normale che nascano conflitti, incomprensioni, distanze. Ma questi non sono segnali di fallimento: sono tappe fisiologiche di un processo di separazione e crescita.
Imparare a stare accanto senza invadere
In questa fase, il compito del genitore è complesso: deve imparare a esserci, ma senza invadere; a porre limiti, ma senza rigidità; ad ascoltare, anche quando fa male.
Non è facile mantenere la calma quando un figlio sbatte la porta o lancia parole pungenti. Ma reagire con urla o chiusura rischia solo di aumentare la distanza. È molto più utile mantenere un atteggiamento fermo ma aperto, restando disponibili anche quando sembra che loro non lo vogliano.
Mostrare coerenza nelle regole, ma anche flessibilità nel dialogo, aiuta a creare un clima in cui il ragazzo può percepire sicurezza, non controllo. Allo stesso tempo, evitare di minimizzare ciò che sente o di giudicare troppo in fretta è fondamentale per insegnargli a riconoscere e regolare le proprie emozioni.
Evitare il confronto eccessivo e coltivare l’ascolto
Spesso i genitori cadono nella tentazione del paragone: “Tua sorella non faceva così”, “Alla tua età io lavoravo”. Ma questo tipo di confronto genera solo distanza e senso di inadeguatezza.
Ogni adolescente ha la sua storia e i suoi tempi. Accettarlo significa offrire uno spazio in cui anche la rabbia o il silenzio possano essere accolti senza sentirsi giudicati.
E quando il conflitto esplode? È utile ricordare che non sempre serve risolvere subito. A volte basta esserci, aspettare che l’emotività scenda, e poi tornare a parlarne. È così che si costruisce una fiducia profonda.
Quando serve chiedere aiuto
Ci sono momenti in cui la tensione in famiglia diventa troppo forte, o in cui il malessere del figlio è difficile da comprendere. Se il dialogo è interrotto, se il ragazzo si isola, mostra segni di disagio emotivo persistente o comportamenti a rischio, chiedere supporto psicologico può essere un gesto di grande responsabilità.
Uno spazio di consulenza o psicoterapia aiuta a ristabilire un ponte di comunicazione, offrendo strumenti per affrontare il cambiamento senza subirlo.
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Dott.ssa Francesca Milizia
Psicologa – Psicoterapeuta
Sessuologa – Terapeuta EMDR
Riceve a Roma, Palestrina e Valmontone
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🌐 www.francescamilizia.it
Per approfondire:
-
Siegel, Daniel J. La mente adolescente
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Galimberti, Umberto. L’ospite inquietante: il nichilismo e i giovani
-
American Psychiatric Association, DSM-5-TR, 2023
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Gottman, John. Intelligenza emotiva per un figlio