Il 25 novembre non è una data come le altre.

Ogni anno, in questa giornata, il mondo intero si ferma per ricordare che la violenza sulle donne non è un fatto privato, non è un destino inevitabile e non è un problema “degli altri”: è un fenomeno sociale, culturale e psicologico che riguarda tutti, perché nasce all’interno delle relazioni, delle convinzioni e degli squilibri di potere radicati da secoli.

Una storia di coraggio e martirio

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall’ONU nel 1999, ma la sua origine simbolica è molto precedente.
La data del 25 novembre ricorda l’assassinio delle sorelle Mirabal, Patria, Minerva e María Teresa, tre attiviste dominicane brutalmente torturate e uccise nel 1960 per ordine del dittatore Rafael Trujillo.
Le tre donne, chiamate “Las Mariposas” (le farfalle), lottavano per la libertà politica e per i diritti civili.  La loro morte divenne il simbolo della violenza sistematica contro le donne, dentro e fuori lo spazio familiare.

Quando l’ONU approvò la risoluzione che istituiva questa giornata, riconobbe ufficialmente che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e che i governi hanno il dovere di prevenirla e contrastarla.

La violenza oggi: non un’emergenza, ma una realtà quotidiana

Nonostante le leggi, le campagne di sensibilizzazione e il cambiamento culturale, i numeri continuano a parlare chiaro:

– la maggior parte delle violenze avviene tra le mura domestiche;
– nel 90% dei casi il responsabile è un partner, un ex partner o una persona conosciuta;
– molte donne non denunciano per paura, vergogna, dipendenza economica o psicologica.

La violenza non è solo fisica: spesso inizia in modo invisibile, con controllo, gelosia, isolamento, umiliazioni, manipolazione emotiva.
Il ciclo della violenza può durare anni e lasciare ferite profonde anche quando il corpo non mostra segni.

Perché serve ancora parlare di violenza sulle donne

Il 25 novembre serve a ricordare che la violenza nasce e cresce nel silenzio, nella normalizzazione del controllo, nell’idea che amare significhi sopportare.

Serve a dire alle donne che non sono sole, che esiste SEMPRE una via d’uscita e che chiedere aiuto è un atto di coraggio, non di debolezza.

 

Dott.ssa Francesca Milizia
Psicologa – Psicoterapeuta
Sessuologa – Terapeuta EMDR
Riceve a Roma, Palestrina e Valmontone
📞 346.70.75.806
🌐 www.francescamilizia.it

 

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