La cybercondria è un fenomeno psicologico in crescente diffusione, definito come la tendenza a cercare compulsivamente informazioni online sui propri sintomi fisici, interpretandoli in modo catastrofico e auto-diagnosticandosi malattie gravi.
Pur non essendo ancora un disturbo autonomamente classificato nel DSM-5-TR (2023), viene considerata un’estensione moderna dell’ipocondria o disturbo d’ansia per la salute, amplificata dall’uso massiccio del web.

Meccanismi psicologici
La ricerca di informazioni sanitarie online può essere motivata inizialmente dal desiderio legittimo di comprendere meglio il proprio stato di salute. Tuttavia, nel caso della cybercondria, si attiva un ciclo ansia-ricerca: la persona avverte un sintomo → cerca informazioni su Internet → trova scenari clinici gravi → l’ansia aumenta → ripete la ricerca per rassicurarsi, ottenendo però il risultato opposto.

Questo processo è aggravato dal bias di disponibilità: i risultati più visibili nei motori di ricerca sono spesso casi gravi o eccezionali, non statisticamente rappresentativi.
Cause e fattori di rischio
Diversi elementi possono predisporre allo sviluppo della cybercondria:
-
Tratti ansiosi o ipocondriaci preesistenti.
-
Bassa alfabetizzazione sanitaria, che porta a interpretare male le informazioni.
-
Eccessiva esposizione ai media con contenuti sensazionalistici sulla salute.
-
Esperienze pregresse di malattia proprie o di persone vicine.
Impatto sulla vita quotidiana

La cybercondria può determinare un aumento delle visite mediche non necessarie, sovraccaricando il sistema sanitario e generando frustrazione nei pazienti e nei professionisti.
Può anche produrre isolamento sociale e difficoltà lavorative, poiché l’ansia costante porta a distrazioni e ridotta produttività. Nei casi più gravi, può favorire l’evitamento di attività quotidiane per paura di peggiorare la presunta condizione di salute.
Trattamento e prevenzione
La gestione della cybercondria richiede un approccio integrato che può essere fornito dalla psicoterapia per:
-
ridurre il rimuginio e ristrutturare le interpretazioni catastrofiche.
-
per una educazione alla salute, finalizzata a migliorare la comprensione dei sintomi comuni e delle probabilità reali.
-
per una limitazione consapevole dell’uso di Internet per la ricerca medica, stabilendo orari o fonti certificate.
-
per orientare, se necessario, verso un supporto farmacologico per trattare ansia o depressione concomitante.
Dott.ssa Francesca Milizia
Psicologa – Psicoterapeuta
Sessuologa – Terapeuta EMDR
Riceve a Roma, Palestrina e Valmontone
📞 346.70.75.806
🌐 www.francescamilizia.it

Per approfondire:
-
American Psychiatric Association, DSM-5-TR, 2023.
-
Starcevic, V., & Berle, D. (2013). Cyberchondria: Towards a better understanding of excessive health-related Internet use. Expert Review of Neurotherapeutics, 13(2), 205–213.
-
Muse, K., McManus, F., Leung, C., Meghreblian, B., & Williams, J. M. G. (2012). Cyberchondriasis: Fact or fiction? A preliminary examination of the relationship between health anxiety and searching for health information on the Internet. Journal of Anxiety Disorders, 26(1), 189–196.
