Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di risveglio della Kundalini, un concetto affascinante proveniente dallo yoga tantrico e dalla tradizione orientale. Non tutti sanno, però, che questo processo può avere risvolti psicologici molto intensi e, in alcuni casi, destabilizzanti: è ciò che viene chiamato “Sindrome di Kundalini”.
Si tratta di un insieme di sintomi fisici, cognitivi ed emotivi che alcune persone sperimentano durante pratiche meditative intense o percorsi spirituali profondi.
Ma cosa accade davvero? E come si collegano questi fenomeni alla psicologia?
Kundalini: tra simbolo e psicologia

Nella tradizione yogica, la Kundalini è un’energia latente situata alla base della colonna vertebrale. È rappresentata da un serpente arrotolato, pronto a risvegliarsi e salire lungo i chakra fino al vertice della testa, portando illuminazione e trasformazione spirituale.

Carl Gustav Jung, nello storico seminario del 1932 raccolto nel libro “La Psicologia del Kundalini Yoga“, interpretò questo processo come una metafora del risveglio psichico.
Per Jung, ogni chakra rappresenta una fase dell’evoluzione della coscienza:
- il radicamento nella realtà materiale,
- l’emergere delle emozioni,
- la relazione con l’altro,
- l’apertura del cuore,
- la visione intuitiva,
- fino all’integrazione del Sé.
Il risveglio della Kundalini diventa quindi una potente immagine del processo di individuazione, cioè il cammino verso la piena consapevolezza di sé.
Quando il “risveglio” diventa troppo: la Sindrome di Kundalini

Non sempre però questo percorso è armonioso.
Quando l’ “attivazione” della persona è repentina, non sostenuta o malcompresa, possono emergere sintomi intensi che la psicologia transpersonale ha definito “Kundalini Syndrome” — una sorta di crisi psichica.
I sintomi possono includere:
- forti sensazioni corporee (calore, vibrazioni, scosse muscolari);
- stati alterati di coscienza o derealizzazione;
- emozioni travolgenti, come paura, euforia o angoscia;
- difficoltà nel sonno, incubi vividi;
- percezioni amplificate o distorsioni sensoriali;
- idee mistiche che diventano intrusive o disorganizzanti.
È importante chiarire che non si tratta di una patologia riconosciuta dal DSM-5-TR, ma di un quadro psicologico complesso, spesso legato a trauma, stress o vulnerabilità emotive pregresse.
L’interpretazione psicologica: energia o inconscio?
Dal punto di vista clinico, la Sindrome di Kundalini può essere compresa come l’emersione improvvisa di contenuti inconsci, non ancora integrati nella personalità.
Il simbolo del serpente che risale la colonna vertebrale diventa allora una rappresentazione dell’inconscio che “spinge” verso la coscienza più materiale e razionale.

Jung considerava queste esperienze come archetipiche: manifestazioni potenti, affascinanti, ma che rischiano di travolgere la psiche se non vengono integrate con gradualità e un solido radicamento.
È un fenomeno simile a ciò che accade nelle “crisi di trasformazione”, in cui l’individuo affronta un cambiamento psichico molto intenso ma senza gli strumenti per contenerlo.
Quando i sintomi del cambiamento psichico diventano ingestibili è fondamentale rivolgersi a uno psicoterapeuta esperto.
Il lavoro psicologico aiuta a:
- distinguere esperienze spirituali sane da stati di confusione;
- contenere ansia e paura;
- ritrovare il senso di radicamento nella realtà;
- integrare emozioni e contenuti inconsci attivati dal percorso spirituale;
- riequilibrare il sistema nervoso
Il ruolo fondamentale dell’EMDR

L’EMDR può essere uno strumento di grande utilità per stabilizzare emozioni molto intense e per elaborare memorie o traumi che il “risveglio della Kundalini” può riportare in superficie.
Con un adeguato sostegno, queste esperienze possono essere integrate e trasformarsi in un percorso di crescita profonda, in linea con ciò che Jung chiamava realizzazione del Sé.
Dott.ssa Francesca Milizia
Psicologa – Psicoterapeuta
Sessuologa – Terapeuta EMDR
Riceve a Roma, Palestrina e Valmontone
📞 346.70.75.806
🌐 www.francescamilizia.it

