In una società sempre più connessa, esiste un paradosso crescente: giovani che decidono di disconnettersi, non solo dai social ma da ogni forma di vita sociale. Il fenomeno degli hikikomori – termine giapponese che significa “stare in disparte” – riguarda sempre più adolescenti e giovani adulti che si chiudono nella propria stanza per mesi, talvolta anni, senza alcun contatto con il mondo esterno.


Chi sono gli hikikomori?

Gli hikikomori sono persone, in maggioranza maschi tra i 14 e i 30 anni, che decidono volontariamente di isolarsi dal contesto scolastico, lavorativo e sociale. Passano le giornate in casa, spesso in una sola stanza, con ritmi sfasati, tendenzialmente notturni, e un forte uso di Internet e videogiochi come unica finestra sul mondo.

Questo ritiro non è semplice pigrizia o ribellione: è spesso l’esito di sofferenze profonde, ansia sociale, paura del giudizio, insicurezza identitaria e, in alcuni casi, vere e proprie forme di depressione.


Le cause: un disagio silenzioso e multifattoriale

Il fenomeno è complesso e non ha una sola causa. Spesso si combinano:

  • Aspettative sociali e scolastiche molto elevate

  • Bullismo o esperienze relazionali negative

  • Pressioni familiari legate alla performance

  • Difficoltà a costruire un’identità autonoma

  • Disturbi dell’umore o dell’ansia non riconosciuti

In molti casi, i ragazzi sentono di non avere uno spazio in cui esprimere sé stessi senza essere giudicati o messi alla prova. Così, scelgono il ritiro come unica forma possibile di protezione.


Il ruolo della famiglia: capire senza colpevolizzare

Per i genitori, trovarsi davanti a un figlio che non vuole più uscire può essere devastante. La tentazione di forzare il cambiamento o di giudicare è comprensibile, ma spesso controproducente. È fondamentale:

  • Riconoscere che si tratta di un disagio reale, non di un capriccio

  • Evitare di colpevolizzare o sottovalutare

  • Offrire ascolto, presenza e dialogo, anche se non immediatamente ricambiati

  • Chiedere supporto professionale, sia per il figlio sia per sé stessi


L’importanza del supporto psicologico

Il percorso di uscita dal ritiro sociale è lento e delicato, ma possibile. Un intervento psicologico non deve essere imposto, bensì proposto con sensibilità. Il lavoro terapeutico aiuta il ragazzo a:

  • Riconnettersi con le proprie emozioni

  • Lavorare sull’ansia sociale e sull’autostima

  • Riscoprire un senso di identità e di progettualità

  • Recuperare gradualmente contatti con l’esterno

Anche i genitori possono beneficiare di un percorso di sostegno, per gestire la frustrazione, l’impotenza e il senso di fallimento che spesso accompagna questi vissuti familiari.


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Dott.ssa Francesca Milizia
Psicologa – Psicoterapeuta
Sessuologa – Terapeuta EMDR
Riceve a Roma, Palestrina e Valmontone
📞 346.70.75.806
🌐 www.francescamilizia.it

Per approfondire:

  • Associazione Hikikomori Italia – www.hikikomoriitalia.it

  • Ministero della Salute – Salute mentale giovani

  • American Psychiatric Association, DSM-5-TR, 2023

  • Lavanco G., Novara C., Giovani ritirati. Il fenomeno degli hikikomori in Italia, Franco Angeli, 2020